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Guglielmo I il Malo

    Non era desueto che il principe regnante chiamasse al suo fianco uno dei suoi figli, magari quello destinato a succedergli, al governo dello Stato anche per istruirlo sull’uso del potere sovrano.

    Ruggero II non fu da meno in questa usanza, gli ultimi quattro anni del suo regno pose il figlio Guglielmo al ruolo di coreggente del Regno di Sicilia.

    La morte sopraggiunta del re nel 1154 permise a Guglielmo di salire sul trono della Sicilia, egli era il quarto della schiera di figli che il normanno padre aveva generato e, essendo il primo in ordine di successione dei superstiti.

    Non essendo predestinato a regnare, ebbe comunque un’educazione consona al rango con una forte influenza araba. Quando assunse il potere però non seppe rinunciare alle frivolezze della corte tralasciando le incombenze reali la cui gestione venne affidata ad un’equipe capitanata da Maione di Bari.

    Ben presto però il sogo di tranquillità venne meno a causa di Manuele I Comneno, imperatore di Bisanzio e di Federico Barbarossa del Sacro Romano Impero oltre all’avversione di papa Adriano IV, noltre da qualche anno alcuni baroni avevano cominciato ad avversare il potere reale, Ruggero li aveva ignorati ma ora la situazione era cambiata.

    Su invito dei baroni pugliesi Manuele I invia in Italia i suoi migliori generali per trattare l’alleanza anche con il Barbarossa e alla fine dell’estate del 1155 l’esercito normanno subì una disfatta ad Adria e la città di Bari si arrese prontamente ai rivoltosi.

    All’avventura si unì un’armata di mercenari al soldo del Papato e in pochissimo tempo la Puglia e la Campania vennero tolte al dominio di Guglielmo.

    RegnodiSicilia1154Non potendo permettere una simile ribellione il re di Sicilia arma un forte esercito al comando di Guglielmo Fiammingo e lo invia contro i rivoltosi mentre la flotta si porta nelle acque di Brindisi a supporto della città assediata dai bizantini.

    La notizia del contrattacco reale alcuni baroni preferirono defilarsi con le proprie truppe e i mercenari per completare l’opera disertarono dopo un manBari venne completamente ato raddoppio del premio d’ingaggio che avevano chiesto al papa.

    L’ultimo generale bizantino, Giovanni Ducas, subì una schiacciante sconfitta e le navi bizantine vennero catturate con il loro carico di ori e argenti.

    Ai superstiti dell’armata bizantina fu permesso di rientrare in patria mentre un diverso destino fu assegnato ai ribelli: i mercenari normanni furono passati per il filo della spada mentre Bari venne completamente rasa al suolo con l’eccezione della Basilica di San Nicola, altre città ribelli subirono la punizione reale.

    Una missione venne inviata a Palermo dall’imperatore di Bisanzio, fu di tale successo che Guglielmo non si avvide che un barone superstite della precedente rivolta, Roberto di Loritello, saccheggiò la Sicilia mentre un’armata di ribaldi conquistava Capua e Montecassino alla fine del 1157, nel 1158 l’esercito regio subì una sconfitta quasi contemporaneamente alla vittoria nel Mar Egeo contro i Bizantini che subito convennero ad un trattato di pace.

    La mancanza dell’appoggio d’oriente indussero i baroni a cercare un nuovo appoggio alla ribellione, questo gli venne inaspettatamente da Matteo Bonello che il re gli aveva inviato per convincerli a desistere.

    L’avversione di Bonello per l’ammiraglio Maione e le lusinghe dei baroni fecero si che si ponesse a capo della rivolta dei nobili pugliesi e calabresi, il sommovimento fece si che Bonello raggiunse Palermo e uccise Maione davanti alla cattedrale il 10 novembre 1160.

    Una delle risoluzioni per placare la rivolta fu che Matteo Bonello non dovesse subire l’arresto da parte del re, a malincuore Guglielmo accettò e il ribello si ritirò nel castello di Caccamo.

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    Dalle sale di questo castello venne avviata una nuova rivolta nella primavera del 1161 che condusse il re Guglielmo in carcere mentre dichiarato decaduto e la corona offerta al figlio Ruggiero ancora minorenne. Durante la rivolta i palazzi reali vennero saccheggiati , molti membri della corte trucidati e venne lanciata la caccia al mussulmano.

    Matteo Bonello avrebbe dovuto muoversi alla volta di Palermo con le sue truppe ma questo non avvenne e quindi l’insurrezione fallì miseramente, Guglielmo venne liberato e catturò Bonello nel suo castello e lo imprigionò nelle segrete della sua stessa casa a Caccamo dopo averlo sfigurato.

    I ribelli si ritirarono su Butera e Piazza Armerina sotto l’ala protettiva di Ruggero Sclavo feroce avversario dei saraceni, fu proprio a questi che il re si rivolse per risolvere la questione, un forte esercito moro attaccò e le piazzeforti conquistandole e radendole al suolo nell’estate del 1161.

    All’epurazione sia Tancredi, conte di Lecce, che Ruggero Sclavo ebbero salva la vita a patto di abbandonare i territori del regno.

    Tancredi, che poi sarebbe diventato re di Sicilia, trovò asilo nella splendida Bisanzio mentre Ruggero si suppone che sia andato a combattere in Terra Santa.

    Non ebbe molto tempo per godersi la pace conquistata, Guglielmo il Malo morì a soli 46 anni il 7 maggio del 1166 e tumulato nella cripta della Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo ospitato nel Castello Soprano, la salma venne poi traslata nel 1182 dal figlio Guglielmo II nel Duomo di Monreale

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