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Il dolce dell’Ascensione

    Non sempre le tradizioni e gli usi degli antichi Lucani sono stati soppiantati dalle culture successive, un esempio è l’antico rituale pastorale per propiziarsi gli dei benevoli dei greggi nel giorno seguente alla prima luna dopo l’equinozio di primavera.

    Il rito consisteva nel raccogliere il latte che gli armenti perlopiù caprini producevano nell’arco della giornata e portarlo come sacrificio davanti ai simulacri degli dei del loro Pantheon.

    I sacerdoti, dopo aver benedetto il bianco nettare, lo porgevano ad alcune donne della comunità che portavano ad ebollizione il latte aggiungendo alla cottura delle lunghe e sottili stringhe ottenute stendendo e tagliando un impasto la farina con l’acqua e degli aromi che addolcivano il tutto.

    Un volta terminata la cottura la cerimonia religiosa culminava con la distribuzione al popolo versandolo in ciotole affinché l’afrodisiaco pasto li conducesse ad uno stato di beatitudine con gli dei che favorivano il concepimento dei figli.

    Era praticamente una doppia cerimonia dove le forze della natura incontravano quelle celesti per il mantenimento in vita dell’intera comunità lucana.

    Il cristianesimo non è riuscito a estirpare tanti rituali, anzi li ha inglobati nell’uso comune, vedasi per esempio il carnevale o la devozione alla Madonna del Granato di Capaccio, anche in questo caso l’uso di donare il latte delle greggi in un giorno di primavera ha mantenuto vivo il ricordo di un’epoca lontana.

    Così, i pastori lucani e cilentani per secoli hanno cercato di propiziarsi le mungiture dell’anno donando il frutto del lavoro ad amici e ai poveri che, nel rispetto dell’antica tradizione, hanno continuato a cuocere quel latte unendo zucchero, cannella e tagliolini il giorno dell’Ascensione di Nostro Signore.

    È questo il segreto dell’antichissimo dolce dell’Ascensione che fino a pochi anni fa era comune in gran parte dell’attuale provincia di Salerno e nel potentino, un gradevole fine pasto che onorava il solitario lavoro dei pastori e portava dolcezza alle scarne mense degli indigenti.

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