Skip to content

Ferrante Gonzaga

    Spesso le amministrazioni locali delle nostre città dedicano voci della toponomastica alle figure di spicco della storia locale che in un modo o nell’altro siano da memoria per le generazioni a venire.

    Personaggi che abbiano avuto i natali nella città o che siano legati ad essa per gesta, apporto allo sviluppo o solo per averla menzionata a volte.

    La città di Battipaglia riporta nella toponomastica una serie di nomi, molti ampliamente conosciuti dalla popolazione come Rago, Capone, De Vita, altri invece molto meno conosciuti come il caso di Marcovaldo a cui è stata dedicata una strada periferica o al generale Gonzaga che invece si vede intitolare una delle arterie principali.

    Ma chi era questo generale Gonzaga, il nome ha poco di meridionale, a primo impatto vengono in mente i Gonzaga di Mantova ma questi sono molto lontani da noi sia come cronologia temporale sia come importanza nella storia locale.

    Il generale Vincenzo Ferrante Gonzaga invece è molto vicino a noi sia temporalmente che storicamente, non è stato cittadino di Battipaglia, infatti nacque a Torino il 6 marzo del 1889 e dopo la laurea in ingegneria si indirizzò, come da tradizione familiare, alla carriera militare.

    Dopo diversi incarichi di prestigio nella primavera del 1943 gli fu affidata la 222a divisione costiera schierata a Salerno.

    Benchè l’esercito italiano fosse alleato con la Germania di Hitler, il generale, efficace osservatore delle linee politiche, predispose la sua divisione oltre che alla difesa dei lidi salernitani anche ad un eventuale pericolo che potere giungere dall’alleato germanico.

    E’ infatti del 30 luglio 1943 la lettera indirizzata alla sorella Maria nella quale lamentava il continuo ricorrere alla sanità dei suoi ufficiali e inoltre affermava: “Ma non importa. Cercheremo di tener duro. Quello che preoccupa potrebbe essere un attacco alle spalle da parte dei tedeschi: domani farò spostare delle batterie in modo da dominare le strade e, se si muovono, apro il fuoco contro di loro. Ho fatto sbarrare le strade piantandovi dei cannoni. Speriamo che sparino, in caso di bisogno”.

    Indubbia quindi l’intelligenza militare del Gonzaga che deve barcamenarsi oltre che con i suoi militari anche con l’amministrazione civile di Salerno, nella stessa lettera afferma: “A Salerno per ora le cose camminano; ma in un primo momento tutti volevano scappare. Gli impiegati civili li ho fatti rimanere sul posto: a tre ho tolto un mese di stipendio, due li ho deferiti al Tribunale e ora pare che abbiano piú paura di me che delle bombe”.

    Un’altra epistola inviata alla sorella datata 3 settembre ha il sapore amaro di un testamento quando afferma: “Vivo e combatto per i miei bambini cui, con la memoria di nostro padre, vorrei lasciare anche qualche cosa fatta da me. […] Resterò al mio posto fino all’ultimo, a ingoiare l’amara pillola di vedere molti e molti ufficiali che accampano tutti i mali immaginabili, tutte le eventuali necessità di famiglia per ritirarsi, per quanto è possibile verso il Nord, per quanto è possibile lontano dalla guerra. È difficile condurre la gente a morire, diceva papà. E aveva ragione!”.

    Qualche giorno dopo, l’8 settembre si era recato all’osservatorio di Buccoli perchè era stata rilevata un’enorme formazione navale in avvicinamento alle coste quando dai microfoni dell’EIAR viene annunciata la firma dell’armistizio con le forze alleate intorno alle 20,00.

    La reazione teutonica è immediata, il maggiore Udo von Alvensleben si reca immediatamente a Buccoli con un nutrito gruppo di uomini e mezzi corazzati per chiedere la resa della divisione italiana.

    Il generale Gonzaga oppose un netto rifiuto e secondo alcuni testimoni egli pose la mano sulla fondina per estrarre la pistola, il fiato gli restò in gola, una scarica di fucileria e di mitra posero fine alla sua vita.

    Fedele fino alla fine al suo giuramento, non volle arrendersi per non consegnare ai tedeschi la sua unità che di sicuro sarebbe stata deportata, la difese fino all’ultimo gesto, probabilmente salvando la vita ai suoi uomini, Battipaglia gli ha dedicato una strada per ricordarlo, non un figlio di questa terra ma che col suo sangue l’ha difesa.

    I tedeschi non ebbero modo di disporre della divisione italiana perchè in capo a poche ora migliaia di soldati inglesi e americani posero piede sulle spiagge silariane dando l’inizio a quello che la storia conosce come lo “Sbarco di Salerno” e i media hanno dimenticato.

    / 5
    Grazie per aver votato!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    error: Content is protected !!