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Madonna della Neve

    Per amare le montagne cilentane bisogna averle vissute, aver trascorso almeno una notte al riparo dei frondosi rami dei suoi alberi, aver percorso i sentieri battuti dai tanti cinghiali selvatici che segnano la via più agevole per scavalcarle, oppure dopo aver risalito i valloni dei torrenti fino alle sorgenti.

    In quest’area sono presenti le più alte vette della regione, i monti Cervati e il Panormo, ed è quasi sulla vetta del primo che l’uomo ha costruito un rifugio, un luogo dedito alla cura dell’anima più che del corpo, ma sulla sua origine sono fiorite leggende per lo più legate al mondo pastorale.

    Il santuario immerso nella montagna è quello della Madonna della Neve, e sulla sua edificazione, come al solito, non mancano leggende per lo più derivate dalla tradizione orale pastorale.

    Alcune le ha raccolte Giuseppe Colitti nel suo volume “Il tamburo del Diavolo” e tutte testimoniano la volontà della Madonna di restare sul monte piuttosto che nel paese di Sanza o Monte San Giacomo e quindi ogni qualvolta si forzava il trasferimento essa tornava da sola nell’anfratto di rocce.

    Lo stretto passaggio tra due pareti di roccia della grotta nasconde alla vista la statua in malta e gesso di chiara fattezza alto-medioevale, probabilmente un rifacimento di un’altra probabilmente onorata anche da preti bizantini, il passaggio è effettivamente di dimensioni ridotte, un uomo normale riesce ad attraversarlo solo ponendosi di fianco e “strusciando” le pareti.

    A poca istanza dalla grotta c’è il santuario la cui parte più antica venne edificato prima del X secolo mentre la restante parte è del XVI.

    A gestire il santuario è l’Arciconfraternita di Santa Maria che ne cura la manutenzione e gli aspetti religiosi fin dalla sua erezione, inoltre la confraternita, che ha sede in una cappella ottocentesca nei pressi della chiesa madre di Sanza, mantiene vivo il patrimonio di donazioni che il santuario ha ricevuto nel corso dei secoli da parte di devoti.Mentre la statua nella grotta resta perennemente nell’anfratto, un’altra di fattura lignea del 1500 viene mantenuta nella chiesa madre e trasportata a spalla fino al santuario dove rimane dal 26 luglio al 5 agosto. L’impresa di per se sembra facile ma il santuario è situato a pochi metri dalla cima del Cervati che è il monte più alto della Campania con i suoi 1899 metri.

    [wpedon id=”8864″ align=”left”]E così, la mattina del 26 luglio alle 2 e mezza uno scampanio continuo fa da richiamo ai fedeli per la Santa Messa alla chiesa di S. Maria Assunta, prima della partenza dei marunnari che con passo veloce tra due ali di fedeli s’avviano a scalare la montagna con la statua saldamente fissata in una stipa (bacheca di legno).

    Il percorso che da quota 500 del paese raggiunge i 1850 si snoda attraverso 20 chilometri tra boschi, valli, pianori incontrando sorgenti e pascoli e deve essere fatto a passo sostenuto perché bisogna raggiungere il santuario prima che il sole sia alto, ma è l’ultimo tratto del percorso a dare il colpo finale alle gambe, alla Chiaia Amara, la squadra di otto marunnari, una delle tante alternatesi sul percorso, viene incrementata di due-tre volte per superare la ripida pietraia.La Crocicchia è a pochi passi dal santuario e ci si arriva verso le sette, sul piazzale del santuario c’è già una folla di fedeli, chi ha trascorso la notte, chi invece ha anticipato la processione a piedi, chi ha usato l’auto per giungere, ma tutti pronti ad onorare la Madonna della Neve.

    La statua ormai giunta viene festeggiata con canti e preghiere, rimarrà nel santuario fino al mattino del 5 agosto e fino ad allora ogni giorno si celebreranno messe, si reciteranno novene e rosari.

    L’ultima notte prima della partenza è trascorsa all’addiaccio, nei pressi del santuario, un punto di fusione tra passato e presente, tra storia e fede, ritornano gli antichi pastori ad onorare la Signora della Neve, ad essa viene affidata la sorte dei sanzesi presenti o dispersi nella diaspora e che forse non avranno mai neanche la possibilità di avere come ultimo riposo la propria patria.

    Un’ultima nota sulla Madonna della Neve la ritrovo su Neapolitan. Beatificationis et canonizationis serva Dei Marie-Christinae a Sabaudia del Cardinale Costantino Patrizi, il volume edito nel 1859 raccoglie la testimonianza di un genitore che aveva perso la propria figlia, ma lascio il tutto nella versione integrale tratta dal volume:

    Cadde ammalata un altra nostra ragazza di anni nove, circa cinque anni dopo l’altra infermità del figlio sudetto ed era tale il male, che faceva temere della vita, di guisa che la Madre, senza mia saputa fece voto alla Madonna della Neve che si venera nella montagna del Comune di Sanza, di cui è nativa mia moglie, di portarle cioè la ragazza con in testa una cosi detta, cinta «cioè un cerchio ornato di candele, secondo l‘usanza del paese. La ragazza guarì, e la madre voleva andare subito a sciogliere il voto, ma io glie lo impedii e le permisi di portare le semplici candele in offerta alla Vergine. Mia moglie portò la ragazza in Sanza, ma non sciolse il voto, volendo attendere occasione di mia assenza, per farlo come avea promesso: e rimasta la ragazza coi suoi parenti in Sanza, ritornò da me in San Giacomo. Passarono tre mesi, e la ragazza fu assalita da altra malattia, ed in tre giorni allo giungervi della madre che corse in fretta, morì.

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