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Ultimi minuti di Gonzaga, un eroe italiano

    Erano da poco trascorse le 20.00 di quel mercoledì 8 settembre 1943 e nell’ufficio dell’osservatorio di Buccoli un uomo era intento a prendere degli appunti dietro una scrivania colma di carte.

    Da pochi minuti aveva congedato i suoi subalterni dopo una veloce riunione, al largo era stata avvistata un’imponente forza navale diretta verso la costa, erano americani e inglesi e sembravano diretti proprio li, al litorale battipagliese.

    Tutto il dispositivo era stato attivato, il maresciallo Badoglio aveva appena annunciato l’armistizio con le forze alleate ma da Roma non era giunta nessuna circolare sul comportamento da tenere verso i precedenti alleati, i tedeschi, nel dubbio le forze italiane si erano disposte a procedere a rispondere a qualsiasi provocazione.

    La bustina era poggiata a sinistra sulla scrivania, piegata così da ridurre spazio e come prevede l’ordinanza, la Beretta M23 nella fondina sul suo fianco destro, la penna nella mano in attesa di scrivere chissà quale parola ma la sua mente era impegnata al pensiero della sorella Maria a Torino, chissà se e quando l’avrebbe riabbracciata, quando avrebbe tenuto stretti i nipoti.

    La porta improvvisamente si aprì e un gruppo di soldati con la divisa bruna irruppero nel suo ufficio.

    “Generale Ferrante, in nome del Fuhrer le ordino di consegnarmi la pistola e arrendersi”

    “Devo innanzitutto richiamarla, maggiore Von Alvensleben, lei è entrato nell’ufficio di un ufficiale superiore senza farsi annunciare, il suo comportamento è inqualificabile.

    Devo poi informarla che in nessun caso posso consegnarle le mie armi senza che i miei superiori dello Stato Maggiore me lo impongano, sono un comandante di divisione e lei un semplice galoppino.

    “Generale, non mi costringa ad usare la forza, mi consegni la pistola e si arrenda”.

    Si sentirono gli scatti degli otturatori delle armi naziste, e le canne dei mitra vennero puntati verso il militare italiano, lunghi secondi trascorsero mentre il generale fissò gli occhi dell’ufficiale tedesco, la mano di Ferrante delicatamente aprì lo strappo della fondina e impugnò l’arma con la mano.

    Uno scatto improvviso e la pistola comparve nelle mani del generale italiano, neanche il tempo di puntarla che tre mitra sputarono una rosa di piombo sul suo corpo, cadde riverso sulla scrivania e il suo sangue riempì lo spazio del piano colorando di rosso gli incartamenti li poggiati.

    Ferrante Vincenzo Gonzaga ebbe l’onore di essere il primo militare italiano caduto dopo l’annuncio dell’armistizio, il suo gesto permise agli uomini della 222 divisione costiera di mettere fuori servizio le armi pesanti e di dileguarsi nelle colline alle spalle della piana.

    Il sole era appena tramontato ma l’alba che seguì vide concretizzarsi la più grande operazione aero-navale mediterranea dei tempi moderni, l’Operazione Avalanche.

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