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Un matrimonio lungo 1000 anni

    matrimonioIo, …., accolgo te …, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore …..” con questa frase inizia l’intenzione che una coppia odierna dichiara davanti al sacerdote per contrarre matrimonio, ma come è cambiato il rito nel coso dei secoli?

    Rovistando, com’è mia abitudine, ho trovato il rito celebrativo delle nozze presso i longobardi di Salerno, è una curiosità che val la pena di approfondire e di conseguenza voglio intraprendere un viaggio nel tempo per assistere a questo matrimonio.

    Eccoci quindi intorno all’anno 1000, il luogo è Salerno, sede del Principato omonimo, una coppia di giovani con abiti sontuosi è davanti alla Porta Maggiore del Duomo in attesa del Vescovo.

    Eccolo che arriva, indossa gli indumenti pontificali ed è accompagnato dal clero, poi inizia chiedendo all’uomo “Vuoi tu ricevere questa donna (additando la Sposa) per moglie tua, nella tua fede, affinchè porti a lei retta fede?”, egli risponde “Voglio”, allo stesso modo chiede alla donna: “Vuoi tu ricevere per marito tuo quest’uomo (e additava lo Sposo) nella tua fede, affinchè porti a lui retta fede?” e riceve la stessa risposta.

    Seguono i versi tratti dal Salmo 67:

    Vr. Spedisci, o Dio, la tua potenza, conferma quello che in noi hai operato.

    Rs. Dal tempio tuo di Gerusalemme, a te offriranno doni i regi.

    Vr. Minaccia le fiere, che stanno per i canneti, l’adunanza dei popoli, che è come di tori tra le mandre (cioè: disperdi tutti i perversi, che infuriano come tori tra gli uomini).

    Rs. P er cacciare fuori coloro, che sono provati come argento (cioè: per danneggiare i virtuosi e gli innocenti).

    Vr. Gloria al Padre, al Figliuolo ecc.

    Rs. Siccome era in principio ed ora e sempre ecc.

    Poi, dopo la recita del “Gloria Patri” avviene la benedizione dell’anello nuziale

    Preghiamo.

    0 Dio, creatore e perfezionatore del genere umano, « datore della Grazia Spirituale elargitore dell’eterna Salute, fa discendere, su questo Anello, la tua santa Benedizione, affinchè, munito della potenza della celeste difesa, torni di giovamento alla salute.

    Benedici, o Signore questo Anello, che noi, nel Nome tuo benediciamo, affinchè colei, che lo porterà, riposi nella tua pace, viva nel tuo amore, e cresca e invecchi e si moltiplichi nella lunghezza dei giorni”.

    l’Anello, così benedetto viene consegnato dal Vescovo allo Sposo che lo inserisce nel dito anulare sinistro della donna mentre il prelato recita:

    In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.

    Il Dio di Àbramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe sia sempre con Voi. Egli vi unisca e vi colmi della sua Benedizione” .

    Dopodiché si canta pubblicamente il Salmo 128 che parla dei frutti del Santo Timore di Dio e il Pater Noster in segreto.

    Ora inizia la benedizione della nuova coppia di sposi:

    Preghiamo.

    Benedici, o Signore, questo tuo servo e questa tua serva, affinchè crescano insieme nel tuo Nome e custodiscano la pudicizia. A te servano in tutti i giorni di loro vita, acciocché, alla fine del mondo, puri di colpe, possano con te congiungersi.

    Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, benedici questi giovani, e semina nelle loro menti il seme della eterna vita, affinchè ardentemente desiderino di compiere quello che a loro utilità apprenderanno. Per G. C. tuo Unigenito, il quale con te vive e regna, innanzi a tutte le cose, insieme con lo Spirito Santo, ora e sempre, e per gli eterni secoli dei secoli.

    Amen”.

    Quindi il Sacramento del Matrimonio è celebrato all’esterno della chiesa, dove maggiore può essere la partecipazione dei fedeli che testimoniano all’avvenuto rito coniugale.

    Avvenuta la celebrazione il Vescovo, seguito dal clero e dagli sposi entrano nel Duomo e si dirigono all’Altare Maggiore per la celebrazione della SS Messa, una ulteriore benedizione e la Comunione della coppia.

    Gli sposi si inginocchiano davanti all’Altare mentre il Vescovo depone il Pluviale per indossare la Pianeta, si ha ora inizio alla Messa.

    Benedetta sia la S. Trinità e 1’indivisa Unità; rendiamo ad Essa grazie, perchè ha mostrato a noi la sua misericordia ecc.”

    La funzione continua regolarmente fino alla recita del Pater Noster dopodiche il Vescovo discende l’Altare e impone ai novelli sposi di distendersi a terra e li copre con un Pallio (una sorta di coperta) e poi prosegue:

    Preghiamo.

    Sii propizio, o Signore, alle suppliche nostre, ed al tuo Istituto, col quale ordinasti la propagazione del genere umano, benigno assisti, affinchè quello che, te autore, si congiunge, dall’ aiuto tuo sia custodito”.

    Poi, in tuono di Prefazio:

    Vr. Per tutti i secoli dei secoli.

    Rs. Amen.

    Vr. Il Signore sia con voi.

    Rs. E col tuo spirito.

    Vr. Innalziamo in alto i cuori.

    Rs. Già li teteniamo rivolti al Signore.

    Vr. Rendiamo grazie al Signore, Iddio nostro.

    Rs. E’ cosa degna e giusta.

    Veramente è degno, e giusto, e equo e salutare, che noi a te, sempre e dovunque, rendiamo grazie, Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio, il quale con la tua potenza creasti dal niente tutte quante le cose, e, dati gli inizi a tutto ciò che esiste, all’uomo, fatto a Tua immagine, desti l’aiuto della donna, in maniera così inseparabile, da formare il femminile corpo con la carne dell’uomo, per insegnare a noi, che ciò che era piaciuto a te di formare da uno, non mai fosse lecito separare; Dio, il quale consacrasti la coniugale unione, con mistero così eccellente, da presignare il Sacramento di Cristo e della Chiesa nella unione delle Nozze; Dio, pel quale la donna si congiunge all’ uomo; e questa unione, da te ordinata, di quella Benedizione arricchisti, che sola non fu tolta nè per la pena del peccato originale, nè per la sentenza del diluvio, volgi propizio lo sguardo sopra questa tua serva, la quale, congiungendosi in maritale connubio, ardentemente desidera di essere dalla Tua protezione fortificata. Sia in lei il giogo della dilezione e della pace, fedele e casta sposi in Cristo; e sempre sia delle sante donne imitatrice. Sia amabile al suo uomo, come Rachele; sapiente come Rebecca; longeva e fedele, come Sara. Nessuno degli atti suoi risenta dell’opera dell’autore della prevaricazione; Ella si tenga stretta alla fede ed ai comandamenti. IJnita ad un solo letto, fugga gli illeciti contatti. Fortifichi la debolezza sua con la forza della disciplina. Sia grave per verecondia: venerabile per pudore, erudita nelle celesti dottrine. Sia feconda nella prole. Sia virtuosa ed innocente, e pervenga alla requie dei Beati, ed ai regni celesti. E tutti e due veggano i figli dei loro figli, sino alla terza e quarta generazione e pervengano alla bramata vecchiezza“ .

    Ora gli sposi si rimettono in ginocchio e il Vescovo torna all’altare per la Consacrazione.

    Si ode la recita dell’Agnus Dei e subito dopo la prima orazione da allo sposo il bacio della pace e dopo le altre due amministra la Comunione alla coppia.

    Voglio par notare alcune cose, la prima è che l’anello nuziale lo indossa solo la donna, gli anelli alle dita degli uomini sono quelli tolti ai nemici morti in combattimento, la seconda poi è l’azione di far distendere gli sposi a terra per coprirli con un pallio è proprio del rito greco e indica l’intima unione del cuore degli sposi nel chiedere a Dio le grazie necessarie per la nuova vita coniugale e il distacco dalle distrazioni mondane.

    Ho voluto tentare di assistere a questa celebrazione durante un ipotetico viaggio nel tempo, l’intera cerimonia in realtà è frutto delle ricerche di Mons. Arturo Capone, uno studioso molto caro ai salernitani e fondatore del Museo Diocesano del Duomo di Salerno, io mi sono limitato a rinverdire questo ricordo e onorare il nome dell’insigne studioso.

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