L’epopea medioevale, stranamente, invece è piena di stupendi esempi di donne forti, sempre accanto ai loro compagni e spesso presenti sui campi di battaglia a guidare interi reparti o nelle dispute diplomatiche con chiari mansioni di ago della bilancia anche se non di rado date in spose al fine di suggellare alleanze (anche i figli maschi erano merce per questo mercato).
All’interno di questa schiera di donne di prestigio viene inserita di buon diritto Sichelgaita, principessa salernitana di 1000 anni fa.
Sichelgaita vide la luce nel 1036 nella casa di Guaimario IV, Principe longobardo di Salerno,e a 22 anni fu data in sposa a Roberto il Guiscardo, duca normanno di Puglia, Calabria e Sicilia e immediatamente diede segno di carattere affermando la propria personalità a corte esercitando una forte influenza sul marito e spesso era al suo fianco nelle campagne militari.
Sua fu l’organizzazione del primo Concilio di Melfi del 1059, inoltre preparò gli incontri che portarono al Trattato e al Concordato di Melfi.
È certa la sua presenza sul campo contornata da reparti scelti, nel corso della battaglia di Durazzo nel 1081 intervenne armata di corazza alla testa delle truppe di riserva lanciandosi a testa bassa alla carica della cavalleria in soccorso dello sposo in difficoltà rovesciando con questa azione le sorti dello scontro.
La principessa bizantina Anna Comnena, anch’essa presente allo scontro ma solo con la funzione di cronista, descrisse le varia fasi della battaglia e vede Sichelgaita “Come un’altra Pallade se non una seconda Atena” (di certo qualche confusione l’aveva Anna nella testa, Pallade è uno degli appellativi di Atena.
Fu allieva di Trotula de Ruggiero alla Scuola Medica Salernitana, massima istituzione del tempo nel campo medico.
Questi a sommi capi è la vita di Sichelgaita, fiera principessa di genia longobarda e salernitana, Signora del sud Italia.
Altre storie e leggende vengono attribuite alla stupenda donna che conquistò il rude cuore del Guiscardo, il suo ventre diede otto figli al duca Roberto, il maschio primogenito, Ruggero Borsa, prese le redini del ducato alla morte del padre accompagnato dalla saggia madre fino al 1090, l’anno della sua morte a Cetraro.