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Carlo I D’Angiò e S.Maria di Battipaglia

    Avendo tempo un buon filologo potrebbe trovare negli archivi diocesani, di Stato o in qualsiasi altra raccolta documenti relativi a rogiti, donazioni e altri atti notori su cui basare le variazioni di proprietà di appezzamenti di terreno, gli affitti e capire come le famiglie che abitavano un luogo si muovevano e vivevano.

    Queste raccolte possono mostrare gli aspetti ordinari della vita di un luogo toccando marginalmente gli aspetti politici e le logiche di potere che attraversano un periodo storico.

    Battipaglia non è sfuggita di certo a queste macchinazioni, il castello e i feudi annessi hanno sempre destato l’interesse di personaggi più o meno potenti che spesso erano in contrasto tra di loro e su un avvenimento in particolare voglio approfondire.

    Inizio dai fatti storici così come avvennero nel Regno di Sicilia.

    Alla morte di Federico II la corona del Regno di Sicilia fu assunta dal Figlio Corrado che dopo solo quattro anni muore lasciando il figlio Corradino di soli due anni come erede al trono retto da papa Alessandro IV.

    Alla morte di questi il trono fu usurpato da Manfredi fratello di Corrado che lo tenne saldamente fino al 1266 quando perse la vita durante la battaglia di Benevento contro la coalizione papale guidata dal francese Carlo D’Angiò che conquistò di fatto il regno di Sicilia.

    Un nuovo colpo di coda degli svevi avvenne subito dopo con il ritorno in Italia del giovane Corradino che tentò di riconquistare i suoi possedimenti ma dopo la rovinosa sconfitta Tagliacozzo cadde l’ultima speranza sveva di tornare sul trono di Sicilia.

    E cosa centrano Battipaglia e la piana in tutti questi avvenimenti?

    Il coinvolgimento battipagliese si configura quando Galvano Lancia, fratello dell’ultima compagna dell’imperatore Federico, appoggia in pieno il nipote Manfredi ricevendo in cambio anche il prestigioso titolo di Conte del Principato Citra.

    Galvano, giustamente, ritenne di affidare i granai di Salerno nelle mani del nipote Giordano (figlio del fratello Galeotto barone di Longi), Eboli, il territorio del Locus Tusciani e altre terre di sicuro profitto furono usurpate alla curia e alle abazie.

    Questa fortuna dei Lancia continuò finché sul trono sedeva Manfredi ma dopo la sconfitta di Benevento anche Galvano dovette subirne le conseguenze.

    Il vincitore della battaglia, Carlo d’Angiò, entrò a Napoli da Porta Capuana tra due fila di popolani festanti e tenne subito corte in Castel Megaride (Castel dell’Ovo) per ricevere la nobiltà e i notabili del regno e tra questi Matteo Dalla Porta, arcivescovo di Salerno.

    Durante l’udienza l’alto prelato espose al nuovo sovrano una lamentela in merito ai territori che il predecessore gli aveva sottratto con fraudolenza.

    Carlo, per meglio garantirsi i favori della Chiesa che l’aveva fino a quel momento sostenuto, emette con gran urgenza il decreto che spodesta i partigiani dell’avversario a favore dei feudatari a lui favorevole.

    A Sacra Regià Maiestate. Sacras recepimus licleras in hac forma. Karolus dei gratia etc. fulconi de podio Ricci etc. Oblala nobis Venerabilis patris. M. Salernitani archiepiscopi pelicio continebat. quod quia Galuanus lanza fautor quondam Manfridis olim principis tarentini. Sancte Marie de Battipalla. et sancte Marie de criptis Ecclesias. Nec non domos. Terras. Vineas et possessiones ipsarum ad Salernitanam Écclesiam ut dicitur pieno Jure spectantes tenuit occupatas. tu credens domos. terras. Vineas et possessiones predictas ad eumdem Galuanum lanzam pertinere. Ipsas Ad opus Curie dieeris Infiscasse. Cum igilur Ecclesiarum Jura non Solum Integra et Inlesa seruari. Verum etiam in quantum possumus ad augeri nostro felici tempore cupiamus. Volumus et fidelitali tue presencium tenore mandamus. quatinus. si est Ita memoratas Sancte Marie de battipalla et sancte Marie de Criptis Ecclesias. cum omnibus Terris. Vineis et possessionibus supradictis ipsius Ecclesie Salernitane nomine archiepiscopo restituas Supradicto. Datum Neapoli Ultimo Aprilis none Indicionis Regnj nostri Anno primo.

    Nel documento si leggono il nome di due chiese: Santa Maria di Battipaglia e Santa Maria de Criptis, a memoria Santa Maria di Battipaglia avrebbe dovuto essere la chiesa del villaggio di Battipaglia posto ai piedi del castello e l’altra è la chiesa posta a poca distanza dal mare in località Spineta dove sorgeva il villaggio di Cripta Maris.

    Oltre alla restituzione delle chiese l’arcivescovo ottenne, come si legge in modo chiaro, vigne, terre e tutti gli altri possedimenti appartenuti prima dalla chiesa e questo fu sottoscritto il 30 aprile 1266 da Carlo I D’Angiò, re di Napoli e Sicilia e fu l’inizio della fine.

    I tempi sereni delle popolazioni del Regno di Napoli stavano per finire, in capo a qualche anno il regno si sarebbe smembrato e eserciti famelici attraverseranno il regno portandolo quasi al tracollo.

     

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