Skip to content

Cilento o Lucania?

    Tempo fa, nel mio girovagare sui monti del Cilento, ho per un paio di volte affrontato il pendio che mi ha condotto sulla cima del Monte Stella proprio dove si erge l’antica chiesa della Madonna.

    Fu come avere un colpo in fronte, accanto alla antichissima chiesa mariana esisteva una struttura radar militare che occupava quasi tutto il pianoro, una ferita enorme nel cuore della montagna.

    A poca distanza però ci sono delle rovine di un castelluccio longobardo che nascondono una storia millenaria che alla prima visita non mi destarono suggestioni.

    Successivamente ho cercato di capire che memorie potessero esserci dietro quelle antiche mura e una breve ricerca mi ha indicato l’esistenza di un’antica città per cui ho approfondito la mia conoscenza.

    Diversi storici localizzano in quella posizione il Castrum Cilenti o Lucania ed addirittura l’antica Petilia, capitale della confederazione lucana ai tempi delle guerre sannitiche, sulla prima ipotesi sembra che ormai non vi siano più dubbi, la seconda invece temo che dovrà restare un mito per l’impossibilità di poter effettuare ricerche archeologiche approfondite, la costruzione della base radar ha definitivamente posto la parola fine ad ogni iniziativa.

    Le frammentarie notizie sui siti in ogni caso non hanno soddisfatto la mia curiosità e mi sono dedicato a cercare prove documentali più accurate, prove che grazie ad uno studio del prof. Emilio Guariglia pubblicato nel 1944 hanno posto in chiara luce il sito del Castrum Cilenti.

    Egli confronta le ricerche di due eminenti storici, il barone Giuseppe Antolini e Francesco Antonio Ventimiglia, dove il primo ravvisava in quelle rovine l’antica Petilia mentre il secondo la capitale del gastaldato di Lucania.

    Mi verrebbe da iniziare con una definizione tratta da Historia Longobardorum Erchemperti dell’anno 877 dove determina la posizione di Salerno che Arechi II, principe di Benevento, fortifica maggiormente: “inter Lucaniam et Nuceriam urbem munitissimam et praecelsam in modum tutissimi castri idem Arichis opere mirifico extruxit” , leggo se non sbaglio in questa frase “le città di Lucania e Nocera”, eppure fino ad oggi ero convinto che Lucania fosse una regione non una città.

    A riprova dell’esistenza della città di Lucania Guariglia individua degli atti notarili nel Codice Diplomatico Cavense (del 1008 Abate Giovanni di Sant’Arcangelo pro Kallino, 1014 Abate Giovanni pro Giorgio figlio di Stefano) su cui compare la dicitura teminale del notaio “et taliter seripsi ego roffrit presbiter et notarius actus lucanie, qui intersum”, (in questo modo ho scritto, io Roffredo, prete e notaio del paese di Lucania).

    Anche sulla localizzazione non ci sono dubbi in quanto altre prove documentali pongono Lucania sul Monte Stella come per esempio, sempre dal Codex Diplomaticus Cavensis, “Nos Johannes et Guaimarius viri gloriosissimi, dibina largiente clementia longobardorum gentis principes, concessimus tibi andree benerabili abbati monasterii vocabulo sancti magni, quod constructu est in loco turano actus lucanie pertinentem principatui nostro Salerno …..” cioè, il principe Guaimario e Giovanni (co-reggente) “…abbiamo concesso a te Andrea venerabile abate del Monastero di S. Mango, il quale è costruito nella località Turano del paese di Lucania, appartenente ecc…” dove Turano è un luogo nei pressi di S.Mango Cilento sede del monastero.

    Anche lo status di sede di gastaldato è indubbia, rileggendo il Capitolare di Radelchisio, che sancisce di fatto la nascita del Principato di Salerno (849), leggiamo: «Articolo IX — In parte vestra, quorum supra, Siconulfo principi, et quipraedicti estis, sint ista Gastadata, et loca integra cum omnibus habitatoribus’ suis, exceptis servis et aneillis, qui nobis, et nostris homnibus pertinent; et si in istis Gastaldatibus, ac locis sub scriptis sunt aliqua Castella, ubi vestri homines habitant, Ego vos ibi mittam fine irrationabili dila tione: Tarentum, Latinianum, Cassanum, Cusentia,, Lainus, Lucania, Consia, Montella, Rota, Salernum, Cimiterium , Furculum, Capua, Teanus, Sora, et medius Gastaldatus Acerentinus, qua parte coniunctus est cum Latiniano et Consia » dove Lucania è posta tra Laino e Conza.

    Altro documento inoppugnabile è del 957 dove Giovanni, vescovo di Paestum, che ha diversi beni in Lucaniem e finibus, vende a Ligorio di Atrani alcune terre incolte de eodem loco lucania per hec finis, mentre nel 963 Guido, figlio di Urso nativo de Lauriana et modo abitator (nativo e abitante a Laureana Cilento) dona all’abate Pietro di Sancti Arcangeli qui constructum est in moss coraci (Montecorice)i suoi beni pertinente per tota fine de Cilento.

    Ecco comparire per la prima volta la denominazione Cilento, al di qua dell’Alento, negli atti successivi al 1014 sempre estratti dal Codex Diplomaticus Cavensis, redatti dal conte Raidolfo e dal gastaldo Giovanni compongono una lite tra gli abati di S.Maria de Terricello e S.Giorgio termina con: “et taliter scribere fecimus te talarivo presbiter et notarius actum cilento qui interfuistì”.

    E tutti gli atti successivi vengono rogati in actum Cilento, Lucania scompare dai documenti segno che l’abitato assume la denominazione di Cilento, in altri atti le scritte in calce portano le frasi actumi cilento, actus cilentus, felicites scribsit intus cilentus.

    Dopo la conquista normanna del castello di San Licandro (o Nicandro) nel 1057 da parte di Guglielmo d’Altavilla, Castel Cilento venne in principio insidiato e poi espugnato in capo a qualche anno divenendo sede della Contea di Principato che fino ad allora era localizzata in San Licandro.

    Gli Hauteville della Contea assumeranno quindi la denominazione di Hauteville-Cilento per poi abbandonare l’originaria denominazione con Giovanni Antonio detto “il rosso”.

    L’intera Signoria di Cilento viene assunta poi dai Sanseverino che decidono di spostare il nucleo amministrativo a Rocca Cilento, località con il clima più mite, dopo l’attenuazione della minaccia saracena lungo le coste tirreniche decretando de-facto la decadenza della cittadina, gli abitanti, in cerca anch’essi di luoghi più agevoli, si riversarono nei piccoli villaggi sorti nei pressi come S.Mango, Perdifumo, Sessa, Omignano, le mura del castrum a poco a poco sono dirupate e ad oggi non resta che il ricordo e il nome della regione conosciuta nel mondo come Cilento.

    L’importanza di questa storia sta nel ricordare che le radici di questa regione sono profondamente ancorate su queste montagne, ormai non ne resta che la memoria ma questa deve vivere perché senza di essa si perde l’identità di questo popolo schivo e generoso, un popolo che con difficoltà immani sta sopravvivendo alle ingiurie del moderno modo di progettare il futuro.

     

    / 5
    Grazie per aver votato!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    error: Content is protected !!