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Facose Le Nove

    Tempo fa raccontai la storia del castello di San Nicandro situato nei pressi dello svincolo autostradale di Sicignano degli Alburni e della sua conquista da parte dei Guglielmo Houteville, fratello minore di Roberto il Guiscardo intorno al 1054.

    Il testo, Ystoire de li Normant e la chronique del Robert Viscart, nel descrivere l’evento bellico di San Nicandro citava altre due fortezze longobarde conquistate, Castel Viel e Facose Le Nove, non identificate nel territorio e quindi ad oggi ancora sconosciute.

    Rileggendo il testo sono giunto ad una considerazione, San Nicandro era uno dei castelli che formavano una linea difensiva del Principato di Salerno ed era presumibilmente posto a distanza ottica da altri fortilizi.

    Conoscendo l’orografia del territorio e la posizione dei nodi viari ho tracciato una linea immaginaria e segnando vari punti elevati che offrivano probabilità di collocazione di altri posti d’osservazione e difesa e ne ho individuati diversi e ognuno con caratteristiche proprie.

    Con le spalle la città di Salerno a sinistra di San Nicandro compare il cono della collina di Palomonte, ancora più a destra c’era Saginaria (Contursi), sul lato opposto c’è lo sperone di roccia sugli Alburni di Sicignano dove ancora oggi svetta un imponente castello di fattura normanna.

    Nel tratto compreso tra San Nicandro e Sicignano esistono due colline, Castelluccio Cosentino e la Serra di Scorzo poste a ridosso dell’antica via romana Annia-Popilia che univa le città di Salerno e Reggio.

    Castelluccio Cosentino ad oggi non presenta nessuna costruzione che assomigli ad un castello ma in cima alla collina c’è un’area che di sicuro poteva essere utilizzata per fondarvi un forte, d’altronde il toponimo ne da una chiara derivazione.

    Resta da descrivere la Serra di Scorzo, seguendo la strada statale la collina appare rocciosa con radi spruzzi di bassi rovi mentre sul lato opposto si ritrova la fitta macchia mediterranea tipica dell’entroterra salernitano.

    Sul colmo della serra un occhio attento visualizzerebbe il rudere di una struttura quadrangolare a mo di torre che anche se m’incuriosiva non la valutavo degna di essere visitata, nel corso degli anni la curiosità era crescente ma le vicende della vita mi hanno condotto lontano da quei luoghi e quindi la torre è rimasta in fondo ad un cassetto della memoria.

    Un po’ il dubbio rimastomi e un po’ la tecnologia che è avanzata mi hanno permesso di effettuare un viaggio virtuale sulla Serra di Scorzo confermando quello che erano i sospetti accresciuti nel tempo.

    Sul cuspide della Serra le foto satellitari mostrano una chiaro recinto di ruderi poligonale di circa 10 metri di lato e nell’angolo est un accenno di torretta.

    Tutto il complesso è posto su una torre di roccia circolare con un diametro minore di circa 20 metri.

    L’aver visitato diversi impianti difensivi longobardi (alcuni tutt’ora in buona salute) risalta agli occhi che la forma del fabbricato di Serra di Scorzo ricalca fedelmente le strutture classiche delle fortificazioni longobarde dell’Alto Medioevo.

    Il fortilizio longobardo prima dell’anno 1000 era un recinto di legno su un terrapieno o di pietra solitamente quadrangolare e in un angolo s’innalzava una torre che fungeva da punto d’osservazione, residenza della guarnigione e ultima linea di difesa, la corte interna conteneva il riparo per i cavalli e altre strutture accessorie perlopiù di legno.

    Ad una certa distanza dalle mura esterna veniva eretta una palizzata o un’altro muro di difesa e nello spazio interno o in prossimitò solitamente trovavano sede le capanne e le case dei servi con stalle, fienili, granai ed artigiani.

    La posizione era solitamente locata in posizione elevata per migliorarne la difendibilità e per meglio osservare il territorio circostante e, salvo casi eccezionali, a distanze ottiche da altre fortificazioni con le quasi si comunicava l’allarme con fuochi o fumo

    La guarnigione aveva una consistenza variabile ed era costituita da arimanni sotto al comando di uno sculdascio che rispondeva esclusivamente, nel caso di Salerno o Benevento, al principe.

    Sia gli arimanni che lo sculdascio venivano compensati dal loro signore con terre nei luoghi di ferma per incentivare la fedeltà della missione preposta.

    In molti casi i fortilizi si sovrapponevano a precedenti strutture dell’impero romano che avevano pressappoco lo stesso scopo cioè quello di vigilare sulle vie di comunicazione ed eventualmente fungere da primo blocco per invasioni esterne.

    La linea di fortificazioni longobarde sulla media valle del Sele era stata costituita come ulteriore cintura di sicurezza contro le possibili infiltrazioni bizantine nel cuore del principato trovandosi sulle direttrici calabresi e salentine, questa cintura come ho detto in precedenza era composta dai castelli di Contursi, Palomonte, San Nicandro, Serra di Scorzo, Castelluccio Cosentino e Sicignano degli Alburni.

    Dei castelli solo quello di Serra di Scorzo e Castelluccio Cosentino si è persa la memoria ed è probabile che questi siano identificabili con Facose Le Nove e Castel Viel precedentemente citati.

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