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Gli Altavilla, da Coutances al Guiscardo

    Roberto il Guiscardo con la moglie Sichelgaita

    E venne il Natale dell’Anno del Signore 1130, un tizio che si chiamava Ruggero d’Altavilla, secondo nell’ordine della genealogia dei duchi normanni, riceve nella cattedrale di Palermo dalle mani di Sua Santità Anacleto II la corona di Re di Sicilia”.

    Semplice no? Detto in questo modo sembrerebbe piuttosto semplice invece non è così, non è stato per niente facile far si che quella testa abbia potuto indossare l’agognata corona.

    Proverò a percorrere con passi rapidi le vicende che hanno condotto la famiglia Altavilla a sedersi sul trono delle Sicilie.

    Per comprendere come si giunse a quell’evento bisogna tornare qualche anno e spostarsi magari di qualche migliaio di chilometri, più precisamente a Coutances nella Bassa Normandia dove tra il 982 e il 990 nasce Tancredi di Hauteville,

    Questo nobile normanno, primogenito della famiglia degli Altavilla, ereditò dal genitore Rabel il piccolo feudo di Coutances e prende in moglie dapprima Muriella e poi Fresenda generando ben 12 figli maschi.

    Dal primo letto, quello occupato da Muriella, generò il primogenito Serlone a cui, per tradizione, era destinato il dominio paterno, i figli che seguirono, secondo una consuetudine in vigore che impediva al frazionamento dei feudi, erano destinati o agli altari o a cercarsi la fortuna nel mondo come cavalieri erranti.

    In Italia i normanni erano già presenti quando due dei figli di Tancredi, Guglielmo e Drogone, decisero di intervenire in aiuto di Rainulfo Drengot, conte di Aversa nel 1035, il loro ruolo di mercenari li indusse poi nel 1038 a schierarsi dalla parte dei bizantini in Sicilia dove a Guglielmo viene imposto il soprannome di “Braccio di ferro” per aver strangolato con una sola mano l’emiro di Siracusa durante l’assedio alla città.

    I fratelli Hauteville, in qualità di mercenari. erano aggregati alle forze del conte salernitano Arduino che a seguito di un’offesa lasciò il contingente bizantino in cui serviva allontanandosi dal campo ma il nuovo catapano d’Italia, Michele Dekelanos, per riacquistare la fiducia del salernitano nominò Arduino reggente di Melfi.

    Nel 1040 i normanni di Guglielmo erano ancora al fianco di Arduino quando questi capeggiò la rivolta contro i bizantini con l’aiuto di Guaimario IV, principe di Salerno, l’insurrezione stava per essere domata nel sangue quando i capitani normanni ne assunsero il comando.

    A capo della masnada normanna venne nominato Guglielmo nel settembre del 1042, la famiglia Altavilla (gli Hauteville cominciano ad essere denominati così da questo periodo) si allea con i Drengot di Aversa con la benedizione del principe longobardo di Salerno, infatti all’assemblea dei baroni di Melfi del gennaio 1043 a Guglielmo venne affidato il feudo di Melfi oltre al titolo di Conte di Puglia e Rainulfo Drengot venne riconfermato Conte di Aversa.

    Guaimario, principe di Salerno venne acclamato dall’assemblea Duca di Puglia e Calabria e offrì in moglie a Guglielmo la nipote Guida figlia del Duca Guido di Sorrento.

    La Contea di Puglia, vista la sua estensione venne suddivisa in dodici baronie vassalle che vennero affidate a da altrettanti condottieri normanni.

    Fino alla sua morte avvenuta nel 1046, Guglielmo affiancò Guaimario nella conquista della Calabria ma non ebbe la conferma dei titoli da parte dell’imperatore del Sacro Romano Impero che nella forma aveva il controllo delle regioni, gli successe il fratello Drogone riconosciuto “Dux et magister Italiae comesque Normannorum totius Apuliae e Calabriae” (Duca e Signore d’Italia e Conte dei normanni di Puglia e Calabria) dall’imperatore Enrico III.

    L’anno successivo per arginare la lotta al brigantaggio e una disputa feudale, chiamò a se il fratellastro Roberto il Guiscardo.

    Un’altra delle azioni di Drogone fu quella di stipulare un accordo con il papa Leone IX per la cessazione delle incursioni normanne nel territorio della Chiesa ma, proprio in quell’anno, il 1051, cadde vittima nella zona di Orsara di Puglia di un agguato di probabile stampo bizantino.

    Un altro figlio di Tancredi assunse la successione della Contea, Umfredo, che inoltre prese in moglie la vedova di Drogone, Gaitelgrima, figlia di Guaimario III di Salerno.

    L’evento a cui Umfredo deve la fama è la guida delle armate congiunte degli Altavilla e dei Drengot alla battaglia di Cividale del 18 giugno 1053 che vide l’umiliante disfatta dell’esercito alleato del Sacro Romano Impero e dei papalini di Leone IX che fu catturato e imprigionato a Benevento.

    Nel corso della battaglia il fratellastro Roberto il Guiscardo diede un’importante apporto ai fini della vittoria.

    E fu proprio il Guiscardo ad assumere la coroncina di Conte quando nel 1057 Umfredo muore a Venosa, i suoi figli minorenni furono affidati allo zio che però ne usurpò l’eredità e il 1059 Roberto il Guiscardo si elevò a Duca di Puglia, Calabria e Sicilia.

    Da considerare che la Sicilia a quella data era ancora sotto il dominio degli agareni (o saraceni), la formula del giuramento infatti fu “per Grazia di Dio e di San Pietro duca di Puglia e Calabria e, se ancora mi assisteranno, futuro Signore della Sicilia”.

    Buona parte del mezzogiorno venne affidato quindi nelle mani del Guiscardo che nel ventennio successivo trascorse a operare una serie di conquiste e consolidamenti che lo condussero prima a competere con l’Impero d’Oriente e poi insieme al fratello Ruggero I all’attraversamento dello stretto per pugnare contro gli arabi nel 1061. Dopo anni di successi e disfatte nel 1072 pose l’assedio a Palermo che capitolò.

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    Quasi in contemporanea con la campagna di Sicilia il Guiscardo dovette scontrarsi con le ultime roccaforti bizantine nel continente, contro di loro la campagna terminò nel 1071 con la conquista di Bari, le mire espansionistiche si rivolsero quindi verso i longobardi che detenevano ancora il potere in ampie zone del mezzogiorno, il primo obbiettivo fu il Principato di Salerno governato da Gisulfo II, cognato di Roberto, la città cadde nel 1076 ma il principe lasciò la sua residenza della Torre Major solo nella primavera del 1077 per andare a morire a Sarno assistito dalla sorella Gaitengrima.

    Fu allora portato l’attacco al Principato di Capua, al Ducato di Napoli e Principato di Benevento nel 1078 che entrarono nelle disponibilità del Guiscardo.

    L’ultima grande campagna di Roberto il Guiscardo fu portata in Albania dove sconfisse l’imperatore di Bisanzio Alessio a Durazzo con una decisiva carica di cavalleria guidata dalla moglie Sichelgaita e occupando l’isola di Corfù ma dovette rientrare in Italia a soccorso del papa Gregorio VII posto sotto assedio dall’imperatore Enrico IV in Castel Sant’Angelo.

    Incoronazione di Ruggero II

    Roberto entrò in Roma il 21 maggio 1084 con 36,000 uomini costringendo l’imperatore alla fuga. In seguito alla liberazione Roberto condusse il papa a Salerno per proteggerlo da un eventuale contrattacco di Enrico.

    Ritornato in Grecia riconquista i territori persi dal figlio Boemondo ma durante l’assedio di Cefalonia fu colto da febbre e morì il 17 luglio 1085.

    A Boemondo, primogenito del Guiscardo furono assegnati i domini oltremare, quelli in Grecia mentre fu il secondogenito Ruggero Borsa, ad assumere il titolo di Conte di Puglia e Calabria, la Sicilia venne assegnata allo zio Ruggero I.

    Tra i due fratellastri si ebbe un inizio di contrasti ereditari risolti solo nel 1089 dal papa Urbano II, in seguito Ruggero diede l’assedio alla città di Capua che fu conquistata nel 1098 e affidata al cugino Riccardo II che divenne suo vassallo.

    Morì nel 1111 a Salerno che nel frattempo aveva eretto a dimora lasciando i domini al figlio Guglielmo II di Puglia.

    Guglielmo con la sua inettitudine rischiò di mettere in pericolo i domini acquisiti dal nonno Roberto e ben presto si apre un contenzioso col cugino Ruggero II di Sicilia che solo nel 1121 il papa Callisto II appiana e Ruggero, per suggellare l’accordo, gli fornisce uno squadrone di cavalleria per domare la rivolta del barone Giordano di Ariano.

    Il Duca Guglielmo muore nel 1127 senza lasciare eredi, il suo posto viene assunto dal cugino Ruggero II di Sicilia che riunisce i domini al di qua e al di la del faro sostituendo la corona ducale con quella regia e mantenendo Salerno come sede fino alla consacrazione del 1130.

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