Skip to content

Ho cercato per te una rosa di Paestum

    Una frase, solo una frase apparentemente senza senso mi risuona nella mente: “Ho cercato per te una rosa di Paestum, adesso nella stagione delle rose…..”

    La rosa di Paestum, quale? Nei giardini e nelle villette della località ne ho viste tante, bianche, rosse, gialle, rosa ma non hanno niente di speciale, sono comuni rose presenti in qualsiasi altro giardino.

    Quindi la curiosità non ha fermato la mia mano e quindi eccomi qui a cercare …….

    Facciamo un salto indietro nel tempo, diciamo di circa 2000 anni quando per le strade della cittadina circolavano uomini in minigonna o con lunghi lenzuoli avvolti e tenuti da una spilla.

    Circolando per le strade ci si aspetterebbe di annusare i tipici odori (diciamo anche cattivi) delle città antiche, ed invece ci si inebriava di intense esalazioni profumate che venivano sia da una strada nei pressi del foro che dall’esterno delle mura.

    In quella strada una campagna di scavi ha rinvenuto contenitori unguentari in ceramica e frammenti di vetro di balsamari risalenti i primi al III e II secolo mentre i secondi tra il I e il II secolo A:C. Oltre alla base di torchio per l’estrazione di oli essenziali.

    Se poi l’eventuale visitatore si fosse sporto dalle mura non avrebbe potuto non notare a perdita d’occhio i preminenti colori della campagna pestana: verde e rosa. Il verde, si sa è il colore delle foglie e quindi non sarebbe stato strano, ma il rosa, era il colore delle rose che venivano coltivate per la produzione industriale di olio essenziale idoneo alla produzione di unguenti e profumi a base di rosa.

    Virgilio, Ovidio, Properzio e Marziale hanno cantato il sublime profumo dell’odorosa Paestum, anche se solo un accenno a volte ma bastava a capire l’importanza dell’industria cosmetica nella città campana dove il principale prodotto commercializzato era il Rhodinum, un prodotto originario dell’isola di Rodi dove oltre la rosa venivano inseriti altri elementi come lo zafferano, il miele, cinabro e altri ingredienti per una ricetta gelosamente custodita al tempo ma oggi ben conosciuta.

    Ma tornando alla rosa, l’olio essenziale estratto da questo fiore fin dai tempi dei Sumeri era alla base di innumerevoli combinazioni odorose, in Italia oltre al pestano era diffusissima la coltivazione il tutta la Megale Hellas e la Sicilia, intorno a questo fiore inoltre si sono tessute tantissime pagine di mitologia e letteratura e tutto per celebrare l’oleum rosaceum .

    Per produrre quest’olio occorrevano una gran quantità di fiori che dovevano essenzialmente essere usati freschi e quindi dovevano di forza essere coltivati nell’immediata vicinanza dei laboratori, le sole produzioni delle città Napoli, Capua e Paeneste (Palestrina) erano superiori a Phaselis in Licia (questo ai tempi di Plinio il Vecchio nei primi anni dell’era cristiana) ma la produzione principe in Italia era quella pestana appunto, dove si afferma che la produzione sia biferous, cioè che le piante supportavano per due volte l’anno la fioritura

    L’accenno a questa proprietà compare nelle Georgiche di Virgilio, nel quatro libro quando parla di cetrioli, prezzemolo, mirto declama “…. biferique rosaria Paesti” e circa 60 dopo il sommo poeta Marziale confronta le rose del suo giardino con quelle di Paestum:”… nec bifero cessura rosaria Paesto “.

    Sono comunque rari i riferimenti letterari alle rose pestane, qualche riferimento si ha con Teofrasto di Eresos e Ateneo di Naucrati ma la curiosità particolare è la citazione di Servio Mauro Onorato (III o IV secolo) che commenta Virgilio e aggiunge una nota in merito: “Pestum oppidum est Calabriae:. in quo Uno anno bis rosae nascunt” ( Paestum è una città in Calabria: dove nascono le rose due volte in un anno).

    Tralasciando il dubbio della doppia fioritura Properzio letteralmente scrive “Vidi ego odorati Victura rosaria Paesti sub matutino cocta jacere Noto.”

    Altre sono le testimonianze della flagranza dell’aria pestana e probabilmente anche la specializzazione raggiunta dai giardinieri abbia permesso a questa varietà di rose di avere la doppia fioritura annuale.

    Dopo questa disquisizione letteraria la domanda logica sarebbe: Ma che fine ha fatto la rosa di Paestum?

    E’ questo il problema oggi, a Paestum non esistono più quelle coltivazioni immense di una volta ma si teorizza che la rosa damascena corrisponderebbe all’antica rosa pestana anche se il colore non sembra essere corrispondente, la damascena infatti non è rossa ma un rosa intenso, molto carico, ma ovviamente è solo un’ipotesi.

    Dopo secoli di oblio dal 2009 si sta cercando di far rivivere questo mito, alcuni esperimenti di innesto hanno dato risultati negativi, altri invece hanno prodotto un fiore centifoglie molto grande probabilmente simile all’originaria pestana e il 23 marzo 2013 è stata ufficialmente presentata al pubblico in attesa di riprendere il dominio floreale nell’ager paestanus, posto che merita di diritto come ulteriore simbolo di rinascita, anche in questo caso uno salto nel passato per una progettualità del futuro.

    / 5
    Grazie per aver votato!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    error: Content is protected !!