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I cuscini di Gesù Bambino

    “Mamma, perché Gesù Bambino è messo li nel truogolo solo con la paglia?” osservò una bimba intorno al 1500 quando osserva un presepe fatto con piccole figure in terracotta dentro una chiesa dell’Appennino centro meridionale.

    La madre, donna paziente e amorevole, spiega alla bimba che quando nacque Gesù non c’era niente per sorreggergli la testa dentro a quella mangiatoia, niente per proteggerlo dalla ruvidezza della paglia e niente per coprirlo dal freddo.

    Soddisfatta della risposta materna ma per niente felice la bimbetta ritorna a casa con la genitrice e con lei si appresta a preparare il pranzo di Natale in quella modesta abitazione in cui viveva.

    Una volta pronti i piatti che di li a poco sarebbero stati portati sul desco familiare la bimba nota che era rimasto un fazzoletto della pasta che avvolgeva l’arrosto di maiale e delle castagne lesse che accompagnavano il cappone e nel soppesarli tra le mani ingegnò una soluzione per il Bambinello: schiacciò le castagne fino a ridurle a crema e come legante usò un po’ del prezioso miele, mise una cucchiaiata abbondante di quella crema al centro del fazzoletto di pasta che poi richiuse a mò di cuscino.

    Per stabilizzare la pasta l’immerse per qualche minuto nell’olio bollente che avevano usato per cucinare, dopodiché prese quel cuscino e corse in chiesa per poggiarlo sotto la testa del Cristo Bambino.

    Il cuscino intruso non passò inosservato agli occhi del curato che nel toccarlo s’avvide della sostanza alimentare di cui era composto, lo aprì e notò la crema che intanto aveva assunto anche un buon aroma, lo assaggiò e ne rimase estasiato.

    Incurante dell’orario dedicato al desinare si recò a casa della bambina che aveva notato introdursi in chiesa con il restante cuscino che fece assaggiare al capofamiglia spiegando la provenienza di quella delizia.

    l’uomo che era profondamente religioso e un buon padre di famiglia chiamò a sé la bambina, l’abbracciò per il regalo che aveva fatto a Gesù e le chiese di farne altri con i quali avrebbe ricordato quel fausto giorno.

    Nacquero così i “cuscini di Gesù Bambino” che a seconda della zona aveva un ripieno diverso, divennero ravioli, agnolotti se la crema all’interno era di ricotta o erbette, ma divennero anche i bocconotti lucani mantenendo il ripieno a base di crema di castagne, oggi quella crema è impreziosita dal cioccolato e da vari altri aromi ma per oltre 4 secoli il cacao è stato un prodotto costoso, da ricchi, i poveri invece usavano tostare le nocciole quasi a bruciarle per creare un surrogato che unito alle castagne lessate, al miele e pochi altri aromi per correggere l’amaro formavano la crema del tipico dolce natalizio lucano.

    Che sia leggenda o verità ancora oggi in alcune aree i bocconotti sono chiamati cuscini di Gesù, ancora oggi sono uno dei dolci tradizionali che non possono mancare sulle nostre tavole natalizie,

    la ricetta varia da famiglia a famiglia e spesso vengono scambiati per mostrare la maestria della propria scuola.

    Non resta che aspettare le prossime festività natalizie per assaggiarli di nuovo.

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