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Il cammino di un dogma: l’Immacolata Concezione

    In molti ancora si chiedono quale sia quel nodo che mantiene vivo la devozione dei napoletani all’Immacolata Concezione, brevemente seguiamone il trascorrere del tempo legato a questa figura che solo molti secoli dopo sarà dogmatizzata.

    Nel secolo IX contribuì a radicare nel popolo la credenza nell’Immacolata Concezione la festa liturgica introdotta dall’Oriente nell’Italia meridionale da parte dei bizantini. Il Calendario liturgico marmoreo della chiesa di Napoli porta al 9 dicembre la Conceptio Sanctae Mariae Virginis.

    Ma fu Il movimento francescano che nel secolo XIII diffuse rapidamente nella capitale e nel regno la devozione all’Immacolata indirizzato dalla visuale mariana del beato Duns Scoto: il Padre ha voluto preparare nella Vergine una degna dimora per suo Figlio preservandola, in previsione della morte di lui da ogni macchia di peccato.

    La continuazione devozionale passò nel secolo XVI ai gesuiti, inviati a Napoli dal fondatore Ignazio di Loyola in numero di 12 sotto la guida del P. Alfonso Salmerone, essi rapidamente si moltiplicarono tanto da costituire una Provincia autonoma condotta inizialmente dagli insigni Claudio Acquaviva, poi generale della Compagnia di Gesù, e Roberto Bellarmino, poi cardinale e arcivescovo di Capua.

    Inizia così lo sviluppo culturale su base gesuita della città di Napoli, la cura spirituale delle varie case sociali, la formazione dei giovani, le opere caritative, ebbero una concretizzazione, tra l’altro, nel Collegio Massimo, ora prestigiosa sede dell’Università Federico II, nelle Congregazioni Mariane, nella costruzione della chiesa del Gesù Vecchio dedicata al Santissimo Salvatore, e in quella del Gesù Nuovo, dedicata all’Immacolata Concezione.

    Nelle catechesi e nelle omelie gesuite il riferimento alla Vergine Immacolata è sempre presente.

    Nel Settecento, oltre alla figura di S. Francesco De Geronimo emerse a Napoli il P. Francesco Pepe, instancabile evangelizzatore che attirava a se moltitudini di fedeli. I temi da lui trattati sulle discussioni e nei sermoni vertevano principalmente sui misteri della Santissima Trinità e dell’Immacolata Concezione e con questo si spiegano allora due sue importanti iniziative a favore della comunità.

    Nel 1739 egli affidò allo scultore Domenico Antonio Vaccaro la realizzazione nell’abside del Gesù Nuovo di un grande gruppo argenteo, in cui l’eterno Padre e il Figlio figuravano seduti su un globo di rame indorato e sormontato dalla colomba, simbolo dello Spirito Santo.

    Solo tre anni dopo, nel 1742, Pepe commissionò allo stesso scultore una grande statua argentea dell’Immacolata, dritta su un piedistallo e circondata da angeli marmorei.

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    All’esposizione pubblica di tali opere, fatta coincidere con la festa dell’Immacolata dell’8 dicembre 1743, presenziarono il re Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia che tra l’altro, si fecero promotori della costruzione di un monumento dedicato all’Immacolata da collocarsi all’esterno della chiesa. Nacque così il progetto dell’obelisco, che ancor oggi arreda la piazza del Gesù Nuovo.

    Purtroppo tutte le sculture argentee del Gesù Nuovo furono fuse nel 1798 durante l’occupazione francese. La statua argentea dell’Immacolata fu sostituita con una di cartapesta, che solo nel 1859 fu rimpiazzata con una colossale statua marmorea realizzata da Ignazio Busciolano, a cui si aggiunsero ben presto le due statue marmoree dei SS. Pietro e Paolo.

    I teologi gesuiti napoletani s’impegnarono con giuramento a difendere l’Immacolata Concezione, lo stesso giuramento a cui aveva aderito l’intera Compagnia di Gesù, seguendo l’esempio di altre Università, specie della Sorbona. I membri dell’ordine monastico nei secoli XVII-XIX stilarono ben 900 studi sull’argomento. Vanno ricordate, per il loro influsso alla vigilia della definizione dogmatica dell’Immacolata, le opere poderose di Giovanni Perrone e Carlo Passaglia.

    Tra i teologi che diedero impulso alla venerazione grande fu a Napoli, nel Settecento, il contributo di S. Alfonso de’ Liguori e, nella prima metà dell’Ottocento, quella del venerabile don Placido Baccher.

    Quest’ultimo, durante la repubblica partenopea, ebbe esiliato il padre, fucilati due fratelli ed egli stesso, imprigionato in Castel Capuano in attesa di condanna, in giorno di sabato fu riconosciuto innocente e liberato. Egli il giorno precedente con fede viva aveva così pregato: «Domani è sabato; questo giorno non mi può arrecare sventura, perché è il giorno della Madonna, giorno della divina misericordia».

    La sera, mentre egli si assopiva recitando il Rosario, gli apparve la Madonna, che gli disse: «Confida, figliuolo; domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu poi dovrai essere mio; e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento».

    Pio IX, non appena ascese al soglio pontificio il 16 giugno 1846, decise di appagare il vivo desiderio dei fedeli di vedere finalmente definita come dogma la Concezione Immacolata di Maria.

    Intanto, instauratasi la repubblica romana, il papa, per poter esercitare liberamente il suo ministero di pastore universale, il 20 settembre 1848 lasciò Roma e con nave passò a Gaeta, dove fu accolto dal re di Napoli Ferdinando II. Qui il 6 dicembre 1848 costituì una commissione di cardinali e di teologi per esaminare a fondo la questione della definibilità del privilegio mariano e per suggerire come procedere all’atto solenne.

    il papa, il 2 febbraio 1849, trasmise ai vescovi l’enciclica Ubi primum per conoscerne il parere. La risposta fu plebiscitaria: su 665 risposte, 570 furono entusiasticamente favorevoli, qualche altra incerta sull’opportunità della definizione e 6 soltanto contrarie.

    L’episcopato del Regno di Napoli aveva già avviato studi e petizioni in ordine alla proclamazione dogmatica dell’Immacolata. Il 27 novembre 1849 Ferdinando II inviava a Pio IX la petizione di 40 vescovi, esprimendo anche il suo vivo desiderio di vedere sempre crescere la devozione verso l’Immacolata nei suoi Stati. Il 2 dicembre ne inviava altre 16.

    Il 25 dicembre del 1849 le petizioni provenienti dalle regioni meridionali al di qua del Faro, cioè dalla Calabria all’Abruzzo, erano 336, e in seguito, sempre all’epoca dell’esilio di Pio IX, superavano le 600. Nel settembre del 1849 la Conferenza plenaria dell’episcopato meridionale inviò una petizione collettiva firmata da tutti i 26 presuli partecipanti e pubblicava una lettera pastorale collettiva tendente a ottenere la proclamazione.

    Pio IX, che il 2 settembre 1849 si era trasferito nella Reggia di Portici, profittando della sua permanenza in Campania (durata dal 20 settembre 1848 al 6 aprile 1850), visitò chiese e istituti religiosi, trovando ovunque affetto, gratitudine e attesa della definizione dogmatica.

    Il 9 settembre 1849 si nota:«Pio IX al Gesù Vecchio… celebra la Messa. Sale la scala che mena al trono della Madonna e vi recita le litanie. Indi chiede carta, calamaio e penna e poi scrive: “Pio IX dichiara di mettersi sotto la protezione di Maria Immacolata”.

    L’8 dicembre 1854 Pio IX pronunciò la solenne formula definitoria: «Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina che ritiene che la Santissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è stata rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente ed inviolabilmente da tutti i fedeli»

    Nel recarsi alle celebrazioni nel 1856, Ferdinando, il re che fortemente volle l’espressione del dogma mariano venne ferito da un suo soldato.

    Altri due anni e nei pressi del villaggio francese di Lourdes, una quattordicenne contadina fu abbagliata e investita del grande messaggio che “La signora vestita di bianco con una rosa tra i piedi” le confidò per enunciarlo al mondo

    Essa si presentò affermando: “Io sono l’Immacolata Concezione

    Il calendario segnava 11 Febbraio 1858, ancora un anno e Ferdinando spira nelle stanze della reggia di Caserta, e, ancora un anno e il regno che la volle innalzata sul trono cede sotto i colpi del re massone.

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