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Il carciofo di Paestum

    E’ febbraio il mese in cui si iniziano a gustare deliziosi fiori commestibili che vengono recisi col gambo più o meno lungo.

    Le rose di Paestum hanno segnato il passo a quest’altro fiore meno bello ma ottimo da tutti i punti nutrizionali, il carciofo.

    Non è da oggi che il carciofo è presente nell’area pestana, l’origine della produzione è testimoniata già dal 1811 quando nell’area tra Paestum e Eboli se ne segnalava la produzione.

    Ma è dal 1929 che se ne incrementa la coltivazione anche in seguito all’avvenuta bonifica dell’area, si estende anche l’area e si migliorano le tecniche agronome.

    Oggi è possibile vedere le piantagioni che si estendono tra i comuni di Agropoli fino a Pontecagnano Faiano passando tra Cicerale, Campagna e Pugliano e si fregia del marchio IGP dal 1992 e rappresentano un fiore all’occhiello dell’agricoltura della Piana del Sele.

    Cerchiamo di conoscerlo meglio e, magari di gustarlo anche.

    Il carciofo di Pestum ha un’aspetto rotondeggiante, compatto e senza spine, pezzatura media che varia tra gli 8,5 e i 10,5 cm di diametro trasversale, un colore verde con sfumature violetto-rosaceo.

    Il disciplinare impone l’utilizzo dei soli concimi organici e con una produzione massima di 50.000 capolini (teste) per ettaro.

    A parte le caratteristiche fisiche la peculiarità del carciofo di Paestum è proprio il terreno in cui viene prodotto e le caratteristiche climatologiche dell’area che forniscono al prodotto la sua consistenza nutrizionale.

    Il carciofo di Paestum è immesso nel mercato con il solo logo del consorzio e la dicitura IGP ben evidenti in confezioni variabili tra 2 a 24 carciofi.

    Organoelettricamente è ricco di vitamine A, B1, B2, C, PP e sali minerali come calcio, fosforo, ferro, sodio potassio.

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    In cucina è generalmente apprezzato nelle creme, pasticci e pizze ma è ottimo ripieno, a zuppa e, alla brace.

    Non mi resta altro da dire , buon appetito.

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