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Il fiume di pietra

    Non una ma diverse volte mi è capitato di trovare in testi antichi l’affermazione che il Silaro, quello che oggi è definito Fiume Sele, trasformasse in pietra qualsiasi cosa che abbia avuto la sfortuna di cadere tra i suoi flutti, eppure di tracce di pietrificazione non ne sono presenti lungo le sue rive dalle sorgenti fino alla foce, eppure l’affermazione doveva avere un fondo di verità ma come riuscire a comprendere queste leggende.

    Un aiuto mi è giunto inaspettato da un saggio del professore Fernando La Greca del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno che inoltre è un appassionato partigiano della storia silariana.

    Apprendo quindi che effettivamente esiste un corso d’acqua nella piana del Sele che ha le proprietà attribuite al fiume predetto, si tratta di un corso d’acqua minore, un fiume di modesta lunghezza, una decina di chilometri in tutto che lambisce le mura di Paestum dal lato di Porta Giustizia (quella che si apre verso Agropoli per capirci).

    E’ il Fiume Salso che La Greca prende in esame le cui sorgenti alla base del Monte Calpazio formano un laghetto in località Capodifiume, in fondo al rettifilo che da Capaccio Scalo porta al paese di Capaccio Nuova e Roccadaspide.

    Nei tempi d’oro della città pestana le sue acque erano utilizzate come riempimento del fossato che circondava la città grazie anche al flusso costante di alimentazione, oggi invece, pur mantenendo la dignità di fiume appare alla vista dei più come un canale di acque consortili anonimo e a volte anche inutile.

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    Le acque del Fiume Salso laddove si ristagnano hanno la capacità di ricoprire tutti gli oggetti immersi con uno strato di calcari di cui è ricco, ecco la pietrificazione, bel corso dei secoli ha formato lungo il tratto che ha percorso un’ampia piattaforma tufacea sulla quale la stessa città di Paestum ha fissato le fondazioni, ma non è tutto, anzi è solo l’inizio.

    Non sarà forse un caso che nei pressi del muro meridionale si erge il tempio ad Nettuno che diversi studiosi attribuiscono la dedicazione ad Apollo Medico e nei suoi pressi vi è anche il tempio di Asclepio, dio della medicina, un’area quindi destinata alle cure del corpo, a vocazione medica e questo fu possibile grazie alle acque del Salso e alle sue proprietà.

    Gli antichi come detto in precedenza attribuiscono a queste acque delle proprietà pietrificanti e usate, a dire di Orazio nelle Epistole, per bagni freddi e idroterapia, Strabone inoltre aggiunge che le sua acque sono potabili mentre Plinio il vecchio precisa la che le acque siamo anche salutari (salubri potu … acquae).

    I contadini dell’800 inoltre usavano le sue acque per la cucina e per il pane risparmiando in tal modo sull’acquisto del sale come uno scrittore descrive ……

    Calcio, sale ….. che altro ancora ….

    nel 1874 un chimico, un certo G. Longobardi, si prese la briga di analizzarle e rilevò non solo la presenza di cloruro di sodio (NaCL) e di una componente elevata di carbonato di calcio (CaCo3) ma anche di altri sali come il cloruro di magnesio idrato (MgCl2 • nH2O).

    Sommando quindi la presenza di templi dedicati ai muni della medicina nei pressi del fiume, una forte presenza di carbonato di calcio e cloruro di magnesio nelle acque dello stesso fanno chiaramente intendere che il suo uso a scopo terapeutico risalga ai fasti della città di Pestum stessa.

    Il carbonato di calcio, oltre che a contenere gli eccessi di acidità gastrica, diuretico, nella cura del rachitismo e come antidoto per intossicazione da metalli pesanti mentre il cloruro di magnesio regola la corretta calcificazione delle ossa oltre a stabilizzare la pressione sanguigna e il sistema nervoso.

    Se si pensa che per l’assunzione di queste sostanze oggi porta ad un notevole esborso da parte del sistema sanitario nazionale mentre i pestani …… l’avevano sotto casa ….

    Se si pensa che un altro tesoro che la nostra madre terra ci dona spontaneamente noi lo sprechiamo e lo sporchiamo …..

    Se si pensa che siamo diventati un branco di idioti che aspetta quel poco di elemosina che tracima dai forzieri di questo Stato.

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