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Il treno 8017 porta ritardo indefinito

    Quante volte abbiamo udito gli altoparlanti della stazione quando annunciavano i treni e soprattutto i ritardi che portavano, quanto nervosismo su quei marciapiedi aspettando un convoglio che già avrebbe dovuto essere in stazione.

    Immaginate ora che il treno non arrivi più, si sa che è partito ma …..

    Questa cronaca riguarda proprio uno di questi convogli partiti e mai arrivati e con che prezzo, si tratta di una delle pagine peggiori del trasporto ferroviario mondiale e accadde proprio nel periodo più buio per il nostro Paese.

    Tutto avvenne l’indomani dello sbarco a Salerno che portò alla Piana del Sele immense distruzioni, l’intero territorio era devastato da bombardamenti e combattimenti tra le truppe alleate e tedesche.

    Era il 3 marzo del 1944 e nell’Italia meridionale c’era il Regno del Sud formalmente guidato da Pietro Badoglio e come capo dello Stato Vittorio Emanuele III fuggito da Roma mentre al nord sempre formalmente governava Benito Mussolini.

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    Il fronte bellico ormai aveva attraversato le regioni meridionali e con estrema lentezza si spingeva verso il nord ma la situazione era gravissima, nelle città mancava qualsiasi tipo di derrata alimentare e quindi l’esigenza faceva sì che tantissima gente approfittava di qualsisasi mezo di trasporto per recarsi nelle Calabrie, in Basilicata e in Puglia alla ricerca di generi alimentari.

    Ecco quindi che il pomeriggio del 2 marzo 1944 dalla stazione di Napoli parte un treno merci diretto in Basilicata, era un’ottima occasione per recarsi a fare acquisti o per chi era lucano di tornare alle proprie case.

    Erano circa 400 le persone che presero quel treno, un merci, le autorità lo sapevano ma finsero di non vedere, nessuno li fermò, e con che coraggio potevano riuscirci.

    Alla stazione di Battipaglia invece la polizia non si voltò, furono manganellate da parte della MilPol alleata ma poco dopo mezzanotte il treno entrò nella stazione di Balvano con un carico umano di oltre 600 persone posizionate alla meno peggio sul convoglio, erano sui carri scoperti, sui tetti delle carrozze, ovunque.

    Da Napoli poi il treno aveva una motrice elettrica che a Salerno dovette essere sostituita non da una come al solito ma da due locomotive a vapore in testa al convoglio.

    Non si sa chi commise quest’errore ma le procedure prevedevano che le locomotive dovevano essere posizionate nelle posizioni opposte, cioè una in testa e l’altra in coda a spingere.

    Il treno si mosse dalla stazione di Balvano alle 00.50 (in orario sulla tabella di marcia) ed era atteso alla stazione di Bella-Muro a soli 8 chilometri al massimo entro un’ora (il percorso era particolarmente in pendenza e la velocità era quindi molto ridotta), in ogni caso a Bella-Muro non arrivò mai.

    A circa un chilometro oltre la stazione il treno si blocca in salita, le due motrici non ce la fanno a tirare il convoglio, il problema era che il treno era per circa 500 metri all’interno della Galleria delle Armi e i passeggeri erano tutti addormentati.

    Inspiegabilmente le macchine invece di far retrocedere il convoglio insistettero a tentare di far avanzare, l’intera galleria si riempì di monossido di carbonio e i passeggeri transitarono dolcemente e tragicamente dal sonno alla morte.

    Solo due carrozze restarono fuori la galleria e 520 persone circa, donne, uomini, bambini, respirarono i vapori mortali emessi dalle due motrici bloccate

    I soccorsi giunsero quattro ore dopo e non poterono far altro che estrarre dalla galleria il convoglio e allineare le salme sul marciapiede della stazione di Balvano.

    Le indagini per ricostruire l’accaduto e quindi punire i colpevoli di questa strage furono affidate al Procuratore del Re di Potenza che giunse alla conclusione che la colpa era del carbone fornito dagli alleati alle ferrovie civili, il Consiglio dei Ministri del 7 marzo 1944 affermò vergognosamente che le vittime del treno 8017 erano “viaggiatori di frodo”.

    Affermazione assurda visto che da verbali desecretati da qualce anni si afferma che il personale viaggiante delle ferrovie pretese un “obolo” per far salire i passeggeri sul treno, ma tanto bastò affinchè tutta la vicenda cadesse nell’oblio.

    Non ci fu nessuna intenzione da parte delle autorità di perseguire i responsabili diretti e indiretti, la vita di 520 persone non aveva nessun valore confrontandola col decoro delle istituzioni monarchiche restaurate, non c’era tempo di pensare a quattro straccioni morti, c’era una guerra da combattere.

    Tecnicamente l’episodio di Balvano potrebbe a ragione essere annoverato come il primo di una lunga serie di stragi rimaste impunite che ancora oggi urlano giustizia.

     

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