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Michele, guerriero di Dio

    Non so quanti chili di carta e chilometri di parole sono stati spesi per descrivere uno dei gioielli del nostro territorio sebbene non sia nel territorio comunale di Battipaglia è nel cuore dell’intera città: la Grotta di San Michele.

    Solo pochi non sanno che è un antico centro di culto dell’Arcangelo e che nel suo interno sono custoditi tesori d’arte dal valore inestimabile.

    Ma perché i monaci avrebbero scelto un luogo così remoto, freddo e umido per erigere il santuario del condottiero delle Legioni Celesti?

    Bisogna in primo luogo considerare che Michele è un arcangelo guerriero consono allo spirito dei dominatori longobardi dell’allora principato di Benevento che lo assunsero a protettore del loro popolo dopo che fu abbandonata l’antica religione nordica e l’eresia di Ario.

    Michele lo si trova al fianco dei guerrieri quando fermano i saraceni nella gola d’accesso alla Piana sopra Battipaglia oppure nelle invocazioni durante l’assedio di Salerno dell’872, è lui che da forza ai difensori della cristianità in contrapposizione con le schiere saracene che tentano per conto del maligno di acquisire le terre al suo dominio.

    Il Santuario di Olevano ha una caratteristica unica, è fuori dalla linea che unisce Gerusalemme con Mont Saint Michel in Normandia attraverso Torino e l’altro santuario nel Gargano insieme all’isola di Simi, è fuori dai percorsi classici dei pellegrinaggi verso Terrasanta ma viene costantemente raggiunto dai pellegrini diretti verso la Palestina.

    Voglio considerare come fondamentale la posizione dell’antro micaelico, oggi appare isolato, nascosto nella valle del Tusciano e lontano dai percorsi viari tracciati ma a quel tempo la valle proteggeva uno dei principali percorsi d’accesso ai varchi appenninici che univano il Tirreno con l’Adriatico, esisteva appunto una strada che defluendo dalla Via Annia a Battipaglia si divergeva alle Croci di Acerno in due rami, uno che conduceva a Conza e le Puglie mentre l’altro raggiungeva Benevento, capitale del principato.

    Tornando il discorso sull’Arcangelo Michele, il suo culto sopravvisse alla caduta dei longobardi, i normanni, gli svevi e gli angioini continuarono con inalterato vigore alle celebrazioni del guerriero di Dio e nei secoli successivi, anche se a livello statale scemava la figura, il popolo non ha mai dimenticato di onorarlo.

    La scelta della grotta come luogo di culto si contrappone alle tentazioni delle ricchezze proposte dal maligno nell’eterna lotta tra le Schiere Celesti contro quelle degli inferi.

    l’Arcangelo Michele condivide con San Giorgio l’ideale del guerriero santo protettore della fede e del bene e quale miglior esempio di male può essere incarnato se non il guerriero saraceno che fa razzia e strage delle genti cristiane.

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