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Onda anomala

    Non si può pingere con pennello, né scrivere con parole quella, ch’io vidi jeri, la qual vince ogni stile, cosa unica ed inaudita in tutte l’età del mondo (…) questa di Napoli sarà materia de versi miei, benché non si può dire di Napoli, ma universale per tutto il mare Tirreno…scriveva il Petrarca il 26 novembre 1343 che appena scampato alla morte durante la sua missione quale ambasciatore papale alla corte dell’adolescente regina Giovanna.

    Una buona parte della città di Napoli venne distrutta il giorno prima da uno spaventoso maremoto e lo stesso avvenne per la florida Amalfi la cui marineria non si risollevò più dall’immane catastrofe.

    A subire i catastrofici danni dell’evento fu l’intera costa tirrenica ma a cosa fu dovuto il maremoto?

    Fino a pochi anni fa si supponeva che a generare l’onda anomala fosse stato il vulcano sommerso Marsili ma studi recenti hanno appurato che la causa fu il rovinoso crollo della “Sciara del fuoco” nel mare antistante l’isola di Stromboli.

    Mi accingo a formulare un’ipotesi probabilmente neanche tanto azzardata sullo spopolamento e sull’innalzamento improvviso delle dune costiere nel golfo di Salerno partendo da un secolo addietro.

    Dal 1282 il regno di Sicilia era di fatto diviso in due, da un lato gli angioini di Napoli, legittimi titolari della corona, dall’altro gli aragonesi di Trinacria, i due schieramenti pongono l’intero regno a ferro e fuoco fino al 1342, le battaglie si susseguono ai due lati dello stretto di Messina e spesso bande di almogaveri scorrazzano per le campagne razziando e portando terrore tra i contadini.

    La popolazione inizia così a spostarsi verso le zone interne in cerca di rifugio mentre le aree costiere iniziano a spopolarsi.

    Calando le attività agricole la natura inizia a prendere il sopravvento aiutandosi anche con i lenti movimenti di subsidenza (bradisismo positivo) dell’immediato entroterra costiero che rendono difficile l’efflusso dei fiumi nel mare.

    Non siamo ancora giunti alla formazione completa dei laghi costieri ma iniziano a formarsi dei piccoli acquitrini durante i periodi di maggiore piena dei corsi d’acqua.

    Giovanna I d’Angiò

    Gli insediamenti costieri iniziano in questo periodo a subire una crisi che li porterà all’estinzione.

    Il colpo di grazia arriverà improvviso la notte del 25 novembre 1343, un rombo assordante giunge dal mare improvviso come un fulmine a ciel sereno, le acque si ritirarono dalla riva arretrando per decine di metri poi …

    Un immenso muro d’acqua apparve da sud-ovest, veloce come non mai s’era visto si avvicinava e nel momento che raggiunse la costa rovinò oltre la linea della battigia inondando le terre e distruggendo qualsiasi cosa si trovava sul suo cammino.

    Cripta Maris, Arenosola, Mercatellum furono spazzati via, la stessa sorte la subirono tutti i villaggi posta sulla costa tirrenica della Campania, Napoli, Amalfi, il porto di Salerno furono devastati.

    Al termine del fenomeno le acque si ritirarono da quelle coste più elevate ma per la piana del Sele, già fragilmente condizionata dalla subsidenza fu la catastrofe assoluta, l’onda anomala aveva portato con se nuovo materiale d’apporto per le dune, altro se ne accumulò trainandolo dall’interno nel movimento di rientro dell’acqua marina accentuando le depressioni che si stavano formando a ridosso delle dune e il mare si sostituì alla terra formando i laghi costieri che sono sopravvissuti fino agli inizi del 900.

    Ovviamente queste sono intuizioni ma la logica successione degli eventi può giustificare l’abbandono della fascia costiera e la scomparsa delle vestigia romane che fino ad allora erano presenti su tutta l’area.

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