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Santa Maria de Criptas e la Torre delle Grotte

    Torre delle Grotte – Foto dei primi anni del 1900 – tratto da “La piana di Battipaglia …” di M. De Filitto

    Da sempre il Mediterraneo è stato un ponte tra i continenti, in esso hanno viaggiato idee, merci, uomini e non sempre i loro scopi erano pacifici è il caso delle coste tirreniche della Piana del Sele che per secoli hanno visto scorribande di navi corsare saracene e turche.

    I longobardi del ducato di Benevento, consapevoli del pericolo che i saraceni potevano rappresentare crearono una linea difensiva sull’arco collinare prospiciente la pianura sul lato destro del Sele, fortificazioni come Terravecchia, Nebulano, Olibano e Battipaglia erano luoghi di sicuro riparo dei vulgari dell’area.

    Questo però avvenne in epoca antica perchè il territorio della piana era ancora sotto la piena gestione bizantina, ma anche dopo l’occupazione di Salerno e del territorio fino al Sele le cose non cambiarono di molto se non per la creazione di un presidio fortificato a Cripta Maris, termine occidentale del Locus Tusciano dove era presente una considerevole realtà abitativa erede della più antica presenza di villae di età imperiale.

    Il presidio, come uso delle genti longobarde, era probabilmente composto da un recinto palizzato su un terrapieno con una torre di legno e qualche riparo per i guerrieri con tetto di paglia.

    Platea Doria

    Probabilmente fu questo il presidio di Cripta Maris che la Mastrolonardo in “Battipaglia, frammenti del passato” indica come espugnato nell’840 dai saraceni.

    Il presidio probabilmente venne ricostruito dopo tale evento così come il villaggio tant’è che le due realtà vennero donate alla curia arcivescovile dai principi di Salerno col toponimo unico di Cripta Maris.

    Con la caduta del principato e l’avvento del gran conte Roberto Hauteville detto il Guiscardo Cripta Maris venne riconfermata nel possesso con una patente del 1080 “Castrum Olibani (…) portum et lintrum cum passaggio suo et cannitas in fluvio Silaris, tenimento de Pecta, de Fasinaria, lacum maiorem, cripta maris de Tusciano, Castellucium de Battipalia (…) atque terras alias laboratorias et incultas in Tusciano (…)”.

    Le milizie che reggevano il fortino non erano più una estensione dello Stato ma assoldate dalla curia che ne deteneva il possesso feudale così come vari altri insediamenti dell’area denominata Locus Tusciani che dalla foce fino ai confini con l’area di influenza di Catrum Olibani era oltre il Fiume Tusciano (“ultra flumen Tussiani”).

    Particolare della Platea Doria

    La successiva menzione degna di nota di Cripta Maris è riportata sul decreto di Carlo I d’Angiò nel 1266 con quale riponeva il possesso alla curia dopo un periodo di occupazione del feudo da parte di feudatari partigiani di Corradino e Manfredi.

    Nel 1563 fu dato inizio alla costruzione della linea di torri costiere per la difesa costiera da parte del vicerè spagnolo e ma nelle strutture previste non compare l’antica Cripta Maris e nei suoi pressi viene elevata la Torre Tusciano prossima alla foce del fiume.

    Praticamente l’insediamento di Cripta Maris non esiste più, le cause potrebbero ascriversi alle fasi delle Guerre del Vespro che si conclusero definitivamente con la pace di Avignone nel 1372 e con le pestilenze che attanagliarono il regno per tutto il periodo del baso medioevo così come per i villaggi del Locus Tussiani.

    E il fortilizio?

    Una rappresentazione grafica della Cripta Maris (trasformata poi in Torre delle Grotte si ha in primo con la denominazione di Torre di Fabio Denza.

    I Denza, famiglia nobile montecorvinese gestivano i terreni oltre il Tusciano e il Lago Piccolo nella località attualmente denominata Spineta di Battipaglia, su quei terreni, da una platea dell’epoca compare una casa-torre composta da un corpo centrale circondato da un alto muro e torri cilindriche angolari.

    I terreni vennero poi sottratti ai nobili montecorvinesi dai principi ebolitani Grimaldi che caddero in disgrazia poco dopo a causa delle cattive condizioni economiche in cui versava la famiglia.

    Ai Grimaldi poi subentrarono nei primi del 700 i Doria di Angri che operarono un completo ringiovanimento della Torre delle Grotte.

    Fu Carmine Pastore che, nel corso dell’800 descriveva la torre: “E il medesimo principe gran mecenate dell’arte, fece sorgere nell’immensa Piana di Salerno, stesa tra Pontecagnano, Eboli e Castro Cilento, cioè sul Feudo della Spineta, il turrito castello, in parte simile a quello degli Angri, cinto e protetto tutt’intorno da un ampio fossato, da un ponte di fronte al solenne portale di ingresso …”.

    La descrizione lo porterebbe a somigliare ad una residenza medioevale senza considerare che l’aspetto finale che vide il Pastore era quello che i Doria diedero al castelletto per usarlo come residenza particolare dove praticavano la caccia ai bufali e particolari festeggiamenti.

    La Torre delle Grotte però non sopravvive alle fortune dei Doria, un’immagine degli inizi del 900 la mostra in lontananza ormai in rovina.

    Poco più di un secolo fa l’intera area passò nelle mani della famiglia milanese dei Valsecchi che operarono un ulteriore modificazione all’orografia del territorio, la demolizione e la scomparsa della Torre della Grotta.

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    2 thoughts on “Santa Maria de Criptas e la Torre delle Grotte”

    1. Sono interessato alla storia della Torre delle Grotte. Avrei bisogno di conoscere l’esatta indicazione bibliografica del libro dove è pubblicata la foto della torre suddetta. Grazie. Paolo Peduto

      1. La foto, la cui risoluzione come si nota è molto bassa, è pubblicata in formato più esteso su “La piana di Battipaglia” di Maurizio Di FIlitto (2018)

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